L’approccio breve strategico alla terapia è evidence based (Szapocznik et al., 2008, Castelnuovo et al., 2010, Gibson et al., 2016, Lock, 2002, 2009, 2010, Nardone, Salvini, 2013, Robin et. al., 1994, 1999) ed è riconosciuto come best practice per alcune importanti psicopatologie: disturbo ossessivo compulsivo, binge eating, anoressia giovanile, attacchi di panico, violenze familiari e comportamenti antisociali. Si tratta di un approccio che si concentra sul presente, nel qui e ora. Un modello psicoterapico innovativo che ricerca nuove soluzioni non ancora adottate, pertanto è una modalità che si concentra più sulle soluzioni che sui problemi. La terapia breve strategica nasce in seno al Mental Research Institute di Palo Alto (MRI), istituzione dedicata allo studio della psicoterapia. È stata sviluppata da Giorgio Nardone, psicologo e terapeuta italiano membro del MRI, riconosciuto internazionalmente come il massimo esponente, tra i ricercatori, l'evoluzione della Scuola di Palo Alto negli ultimi anni. Si tratta di un approccio breve (al di sotto delle 20 sedute) che si occupa da una parte di eliminare i sintomi e i comportamenti di sofferenza, dall'altra di produrre un cambiamento nelle modalità attraverso le quali una persona costruisce la propria realtà personale e interpersonale. Una differenza delle tradizionali teorie psicologiche e psichiatriche, un terapeuta strategico non utilizza nessuna definizione di “normalità” o “patologia” psichica; si basa piuttosto sui progetti di “funzionalità” o “disfunzionalità”. Da un punto di vista strategico, quindi, per cambiare una situazione problematica, non è necessario indagare e svelare le cause passate (aspetto su cui, peraltro, non si desidera avere possibilità di intervento), ma risulta più utile lavorare sul problema funziona nel presente e su quali strategie siano più adatte a creare un cambiamento efficace e duraturo.